di Maurizio Marano e Filippo Lo Piccolo
La cooperazione bolognese continua a svolgere un ruolo di grande importanza all’interno dell’economia provinciale: con le sue 56 unità, che occupano quasi 87.000 dipendenti, come nell’anno passato la cooperazione costituisce l’11,2% delle Top 500 della provincia di Bologna. Inoltre, sono cooperative cinque delle prime dieci imprese del territorio e otto delle prime venti. Il fatturato aggregato si attesta oltre i 19,6 miliardi di euro, il 57% del quale è generato dalle prime cinque cooperative del campione. Come sempre, le cooperative bolognesi si contraddistinguono per la varietà di settori in cui operano, da quelli prevalentemente occupati da imprese ordinarie, come la meccanica di precisione, a quelli storicamente ‘cooperative friendly’, come il commercio (21%), i trasporti (18%), l’agroalimentare (16%) e le costruzioni (11%).
La cooperazione sociale conferma il proprio ruolo, rappresentando il 7% del comparto. Il fatturato aggregato registra un leggero incremento (2,3%) rispetto al 2018, ma all’interno del campione cooperativo troviamo situazioni differenziate. Infatti, mentre il 21% delle cooperative subisce cali di fatturato superiori al 3%, oltre il 55% registra aumenti di fatturato superiori al 3%, con una performance del mondo cooperativo che appare lievemente migliore rispetto al campione generale di Top500.
Tali incrementi e decrementi sono ben distribuiti, in termini statistici, tra le cooperative che occupano i primi posti nel ranking e le unità di minore dimensione. Con riferimento agli andamenti reddituali, i dati risultano essere meno positivi rispetto al 2018: infatti, se la percentuale di cooperative in perdita è sostanzialmente stabile rispetto all’anno passato (16% del raggruppamento), il 59% delle unità ha segnato un peggioramento del risultato netto, secondo una tendenza peraltro in linea con quella del campione generale di Top 500. Lo studio della capacità di generare redditi operativi assoluti (EBIT) mostra nel 14% del campione perdite operative (16% nel 2018) e nel 59% un peggioramento del risultato.
Premesso che la lettura dei dati reddituali delle cooperative – per lo meno per quelle in utile – risente delle politiche di ristorno (poiché i ristorni possono tradursi in incrementi di costi o riduzione di ricavi netti, ma in ogni caso sul piano contabile in conseguenti riduzione di margini), i dati aggregati e medi ci consegnano, per il 2019, un maggiore peso nella cooperazione bolognese, dei costi legati alla gestione caratteristica rispetto alla dinamica del fatturato. Gli indici di redditività confermano il quadro sopra analizzato, con un lieve calo a livello della cooperativa mediana rispetto al 2018, ed una situazione differenziata all’interno del campione.
Elemento importante è costituito inoltre dal rischio finanziario, misurato dal rapporto di indebitamento. Nel mondo cooperativo tale indice va letto alla luce della presenza di una particolare forma di raccolta di capitale di credito, il prestito sociale, da considerarsi nell’indicatore quale presenza stabile nella struttura delle fonti di finanziamento. I dati 2019 registrano una sostanziale invarianza di tale rapporto nella cooperativa mediana rispetto al 2018, attestandosi su 3,3. Tuttavia, in questo caso il raggruppamento delle cooperative bolognesi si discosta maggiormente dal campione generale di Top 500, nel quale quasi due terzi delle unità migliorano il rapporto, contro il 43% delle cooperative. Infine, la funzione sociale della cooperazione, sottolineata anche dalla Costituzione della Repubblica Italiana, viene a trovare il proprio naturale presidio nel dato occupazionale, indicatore di capacità inclusiva e funzione anticiclica statisticamente attestata in presenza di crisi economica. Al di là delle singole situazioni, nel complesso la cooperazione provinciale impiega quasi 87.000 addetti, con una crescita del 4% rispetto al 2018, a fronte del più modesto 1,9% realizzato dal campione generale di Top 500. Il 68% del campione ha infatti dato luogo ad aumenti di personale. Vale la pena aggiungere che le cooperative – 11% del campione della Top 500 provinciale – occupano da sole più del 36% della forza lavoro complessiva del campione generale.
In conclusione, l’analisi mostra una cooperazione bolognese che, nonostante le dinamiche a differente velocità del fatturato aggregato e dei costi caratteristici, nel 2019 registra una sostanziale tenuta, sul fronte dei fondamentali economico- finanziari, confermandosi un ambito che garantisce importanti livelli occupazionali e processi di inclusione lavorativa.
Le cooperative bolognesi si contraddistinguono per la varietà di settori in cui operano, da quelli prevalentemente occupati da imprese ordinarie, come la meccanica di precisione, a quelli storicamente ‘cooperative friendly’, come il commercio (21%), i trasporti (18%), l’agroalimentare (16%) e le costruzioni (11%). La coop sociale conferma il proprio ruolo, rappresentando il 7% del comparto.
La cooperazione bolognese, nonostante le dinamiche a differente velocità del fatturato aggregato e dei costi caratteristici, nel 2019 registra una sostanziale tenuta, sul fronte dei fondamentali economico-finanziari, confermandosi un ambito che garantisce importanti livelli occupazionali e processi di inclusione lavorativa.
Le coop operano anche nel settore della meccanica di precisione.
Fra i settori più importanti c’è l’agroalimentare